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Loggia Lorenzo il Magnifico n°52 Lavoro prodotto dal Fr. N.M. |
Le regole Autore Fr. N. M. Loggia Lorenzo il Magnifico n.52 Firenze
. Quello di regola o regolamento non è concetto propriamente massonico, essendo tale accezione tipica anche del mondo profano. Il significato di regola è, secondo la comune definizione, quello di riferimento normativo dell’agire indotto dalla reale o presunta costanza di fenomeni, anche in quanto può concretarsi in precetto relativamente a un’arte, una scienza o disciplina, a una tecnica. Più genericamente si intende la regola quale “qualsiasi norma suggerita dall’esperienza o dalla consuetudine”. Nella tradizione cristiana, la locuzione indica il complesso di norme relative alla vita spirituale, individuale e collettiva dei religiosi (la regola benedettina, la regola francescana etc…), in virtù della quale il clero regolare (differenziandosi da quello secolare) è quello rappresentato da religiosi che vivono in comunità soggette ad una regola. Differente è il concetto di regolamento. Esso implica, infatti, una elaborazione da parte di chi, dovendo conferire ordine e funzionalità mediante opportuni mezzi ed interventi, provvede ad applicare una serie opportuna e specifica di norme valide per un numero determinato di persone. In buona sostanza, il regolamento, secondo una definizione corrente, non è altro che una serie di norme giuridiche emanate da una organo amministrativo nel quadro della legislazione vigente per regolare determinati settori di attività, o anche di norme autonome per disciplinare il proprio funzionamento. L’istituzione massonica è contraddistinta dall’osservanza di regole. Si pensi, in primis, alle norme che disciplinano la vita associativa della istituzione stessa, che rappresentano i regolamenti dell’Ordine e delle stesse Logge. Si considerino, poi, a quelle che disciplinano i rapporti tra l’istituzione massonica e il mondo profano. Si guardino, altresì, alle regole che connotano il rituale che, come già è stato da altri sottolineato, sono certamente le prime che colpiscono l’iniziato e che si chiede all’iniziato di rispettare: pensiamo al simbolo legato al momento in cui l’iniziato suggella la propria sincera e solenne promessa di mantenere inviolati i misteri dell’Ordine sul Volume della Legge Sacra, assumendosi un impegno di riservatezza la cui osservanza è essenziale per la difesa delle peculiarità iniziatiche dell’Ordine. O, ancora, al Libro delle Costituzioni e dei Regolamenti sui quali il Maestro Venerabile richiama l’attenzione dell’iniziato durante la cerimonia di iniziazione. Lo stesso regolo da 24 pollici simboleggia la disciplina che un muratore dovrebbe osservare nella gestione del proprio tempo indicando quali attività dovrebbero avere dignità di accoglimento nelle 24 ore di una giornata. Del resto, la ritualità è la veste necessaria ed indefettibile di una massoneria speculativa nello svolgimento del lavoro massonico sia durante i lavori in loggia che nell’Agape, non a caso definita “rituale”, successiva. Ancora, in ben 15 punti si articolano gli antichi doveri e “regole” che devono essere letti dal Segretario al Maestro eletto prima della sua installazione a Maestro Venerabile e che devono permeare tutta l’attività svolta dal Maestro Venerabile in loggia, nei rapporti con l’istituzione massonica e con quella civile. Molti hanno definito regola principe dell’Ordine: i landmarks. Landmark è parola di origine sassone che significa “segno di terra”; in inglese indica il confine di un territorio. Nella Massoneria indica le regole immutabili dell’Istituzione ovverosia, secondo la definizione fornita da J.W.S. Mitchel in History of Freemasonry and Masonic Digest (Vol II p. 707) rappresentano le leggi immemorabili che sono state tramandate di epoca in epoca e da generazione in generazione senza che nessuno ne conoscesse l’esatta origine e senza che nessuno avesse il diritto di alterarle o mutarle. La parola, come la sua etimologia chiaramente indica, simboleggia gli antichi pilastri che servivano a segnare i confini fra una proprietà l’altra e la cui rimozione era considerata un illecito sin dall’antichità: essa, dunque, designa quei confini particolari che separano la Massoneria dal mondo profano e che costituiscono, appunto, i “pilastri” dell’Ordine. Al riguardo l’art. 39 delle Costituzione di Anderson del 1723 recita: “Ogni Grande Loggia Annuale è rivestita dal potere e dall’autorità di fare nuovi regolamenti o di modificarli, alla condizione che gli antichi Landmarks siano sempre accuratamente conservati”. Molti, da parte di autorevoli esegeti, sono stati i tentativi di individuare ed enumerare i landmarks, ma in realtà, la natura stessa dei landmarks implica che una enumerazione di essi sia assai improbabile. Tutto ciò che si può arguire è che il landmark è una regola o un costume che è esistito da tempo immemorabile. In sostanza, se un uso universale esiste ed è esistito tanto a lungo che la sua origine è ignota, esso è un landmark. Taluno, in modo assolutamente appropriato, ha definito i landmarks come un corpo di precetti fondamentali di validità massonica universale, vincolanti ovunque e in tutti i tempi, i massoni e le organizzazioni massoniche, l’adesione ai quali da parte dei massoni e delle organizzazioni massoniche rappresenta un prerequisito di riconoscimento come massoni, in definitiva sono landmarks quegli elementi essenziali della Libera Muratoria senza uno dei quali la stessa Libera Muratoria non potrebbe esistere, sottolineando come la combinazione di tutti i landmarks rappresenti il Corpo della Libera Muratoria, tanto da arrivare a sostenere che “un landmark può essere scoperto me non creato”. Lasciando ogni ulteriore elucubrazione sul punto a ben più autorevoli e preparati commentatori, vorrei segnalare quella che a modesto avviso di chi scrive è la regola che dovrebbe rappresentare l’essenza delle regole cui si dovrebbe ispirare ogni libero ed accettato muratore ovvero l’impegno solenne, rammentato anche al Maestro Venerabile dal segretario di loggia al momento dell’installazione, a “tenere sempre una condotta onesta e rispettabile e ad obbedire alla Legge Morale”. Ma qual è la natura, l’essenza della “legge morale”? Occorre considerare che, così come recitano le stesse Costituzioni di Anderson sin dal 1723 un muratore è tenuto, per la sua condizione, ad obbedire alla legge morale. Quando un profano bussa alla porta del Tempio si richiede la garanzia che sia un uomo “libero e di buona reputazione”, ossia che la sua moralità, malgrado le manchevolezze tipiche delle umane cose, sia ad un livello tale da permettergli di fare parte di una istituzione composta unicamente da uomini liberi e di buona reputazione. Non si pretende con ciò che debbano essere accolti in loggia aperta solo profani “perfetti”, giacchè altrimenti non avrebbe alcun senso il loro percorso iniziatico, contraddistinto anche dal richiesto impegno a sgrossare la pietra grezza, ma tuttavia pare essenziale che la loro buona reputazione ossia la loro moralità in campo profano sia suscettibile di quel continuo miglioramento interiore che costituisce uno degli scopi fondamentali dell’istituzione massonica. In altri termini, se si vuole procedere allo sgrossamento ed alla levigazione della pietra grezza bisogna che, in origine, via sia una pietra, ovverosia una solidità morale, sia pure grezza, sulla quale sia possibile lavorare e sia suscettibile di perfezionarsi. Del resto, si è detto, da taluno, che l’Arte muratoria consiste appunto in questo: scegliere la pietra grezza che sia suscettibile di lavorazione; in sostanza occorre selezionare candidature di profani che posseggano una “moralità” preesistente ma che con un lungo e paziente lavoro, di grado in grado possa essere trasformata in “moralità massonica”. Invero, la morale, ovvero il principio etico che sta alla base della condotta del singolo individuo può avere differenti genesi. Essa può derivare a norme che la persona sente dentro di sé che permettono alla stessa di regolarsi secondo la coscienza personale che indica e distingue il bene dal male. Tuttavia, poiché l’uomo è animale sociale ci sono regole di comportamento morale che provengono dall’esterno e che indicano all’uomo condotte che possono, o non possono, corrispondere a quanto gli viene dettato dalla coscienza personale. Quando c’è accordo tra la morale personale e la morale “eteronoma” non dovrebbero sorgere problemi, ma quando, viceversa, sussiste un contrasto tra le stesse, ciò potrebbe provocare una condizione di “disarmonia” tra il singolo e la comunità che quella morale “eteronoma” propone all’individuo. Questo è il motivo per il quale è essenziale che il profano che si avvicina all’istituzione venga previamente informato su quali siano i principi morali cui la Massoneria si ispira, per valutare in piena coscienza, spontaneamente e liberamente, se e fino a che punto sia disposto ad accettarli. Alla stessa stregua sarà dovere dell’Ordine verificare se ed in quanto la moralità di un candidato sia tale che egli possa recepire, in piena armonia, i principi morali della Famiglia nella quale chiede di entrare. In buona sostanza, si può asserire, senza tema di smentita, che la Libera Muratoria ha il massimo rispetto per l’autonomia di coscienza di ogni suo membro, ma che, allo stesso tempo, esige dallo stesso che egli accetti e metabolizzi come propria la “legge morale”, ovverosia le norme di comportamento dei fratelli: libertà, eguaglianza fratellanza. Tutto ciò nella consapevolezza che, tanto l’etica individuale quanto le regole di comportamento massonico che vengono accettate, derivano tutte da un unico principio, superiore all’individuo e all’istituzione, un principio “trascendente” dal quale devono trarre ispirazione e guida sia la moralità individuale che quella della Famiglia massonica che è quello derivante dall’accettazione del Grande Architetto dell’Universo come creatore di una volontà etica universale e universalmente riconosciuta. Ho detto. Lavoro prodotto dal Fr. N . M . della Loggia Lorenzo il Magnifico n. 52
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